Questo post per me è molto difficile e lo scrivo come se fosse una specie di diario intimo, perdonatemi quindi se non vi sentirete coinvolti in prima persona ma, per una volta, sto scrivendo solo ed esclusivamente per me stessa.
Chi era Yoshi? Yoshi era un cane, uno shih-tzu se vogliamo essere precisi. Aveva il pelo morbido (ma sempre pieno di nodi), la coda a ricciolo in continuo movimento, due occhi tondi, scuri ed estremamente espressivi, un nasino nero umidiccio dalla forma vagamente simile ad un cuore e un vocione forte e tonante che forse sarebbe stato più appropriato per un cane di 20-30 kg e non ad un piccoletto di 5-7 kg.
Lui era testardo, era furbo, affettuoso (se gli conveniva esserlo!) e detestava stare da solo. Era piccolo e poco rumoroso eppure era sempre in grado di far avvertire la sua presenza, pur standosene sdraiato "per i fatti suoi" tenendo sempre un occhio vigile per essere pronto a spostarsi qualora fosse stato lasciato solo, anche per pochi minuti, in una stanza.
Sì, era una presenza importante la sua al punto che quando se n'è andato sei mesi fa,si è lasciato "alle spalle" (e perdonatemi se uso questa espressione per un cane) un vuoto terrificante, una voragine, che probabilmente non riuscirò mai a colmare.
Potrei raccontare centinaia di aneddoti su di lui. Dal modo in cui ululava quando lo istigavo canticchiando mo' di cantilena il suo nome, alla sua passione per cuscini, braccioli, divani e tutto quanto potesse farlo stare "più in alto" fino ancora al modo particolare in cui mi porgeva entrambe le zampe stiracchiandosi nonostante nessuno glielo avesse mai insegnato. Finirei però col farmi trasportare dai ricordi, ignorando il motivo per il quale sto scrivendo questo post.
Perché Yoshi non era solo pelliccia e una serie di azioni che forse molti altri cani fanno, anche se in cuor mio continuo a pensare che non sia così e che lui fosse speciale. Per me è stato un amico, un fratello, un compagno di giochi, una certezza. Ho vissuto con lui metà della mia vita e salutandolo, quel terribile giorno nel quale è uscito dalla porta di casa dei miei genitori, in braccio a mio padre, senza più tornare, è come se avessi detto addio ad una parte di me, quella migliore.
Grazie a lui ho scoperto quanto si possa amare incondizionatamente un altro essere vivente e non mi riferisco all'amore di un cane verso il suo padrone ma al contrario. Ho voluto bene a Yoshi come a nessun altro. Per diverso tempo, dopo la sua morte, mi sono chiesta che senso potesse avere la mia vita dal momento che l'oggetto principale delle mie attenzioni, il mio sollievo, la mia "valvola di sfogo", in certi casi, non esisteva più.
Ultimamente poi, data la sua grave malattia sia io sia mia madre avevamo organizzato le nostre giornate attorno a lui, preoccupandoci che mangiasse, che bevesse e che non si facesse del male (era cieco, da quasi due anni), facendo a volte l'impossibile per permettergli di vivere agiatamente i suoi ultimi momenti di vita, trovando qualche piccola gioia in quelle ormai rare occasioni nelle quali tornava ad essere se stesso. Da tempo infatti le mie giornate assumevano sfumature positive o negative in base alle sue condizioni di salute.

Credo che chi non ha mai avuto un cane non possa veramente capire il senso di spaesamento che ho provato quando mi ha lasciata e di quanto sia difficile, ancora oggi, per il mio cervello rinunciare a quei gesti, diventati automatici, relativi a lui. Per esempio, aspettarmi di trovarlo scondinzolante davanti alla porta, oppure osservare gli spazi vuoti fino a pochi mesi fa occupati dalle sue cucce, fare attenzione a non "calpestare" la ciotola dell'acqua vicino alla lavastoviglie (ciotola che, ovviamente, non c'è più) o ancora avanzare dei pezzetti di carne pensando: "li mangerà lui".
Ho avuto la fortuna di poter trascorrere ben diciassette anni e mezzo con Yoshi e guardandomi indietro ripenso alla nostra storia insieme come ad una meravigliosa storia d'amore e di amicizia, di come una bambina un po' timida, un po' viziata e con qualche difficoltà a farsi delle vere amicizie (cosa che, ahimè, è anche peggiorata negli anni) abbia aperto il suo cuore ad un piccolo e buffo cagnolino dormiglione (sì, stava dormendo quando l'ho "scelto") mettendolo piano piano al primo posto tra le proprie priorità.
Fatalmente, se n'è andato un mese dopo il mio trasferimento definitivo nella mia attuale casa.
Come ho già detto, sono un'avida consumatrice di libri e una grande amante della letteratura e ho voluto vedere un segnale dietro tutto questo, una specie di "metafora". Yoshi se n'è andato portandosi dietro la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia innocenza. Lui mi ha accompagnata in quella fase della mia vita nella quale sono diventata ciò che sono ora: una donna.
Tra pochi giorni, il 21 Giugno, sarebbe stato il suo diciottesimo compleanno. So già che sarà un giorno veramente difficile, probabilmente l'ultimo doloroso step che dovremo superare in famiglia dopo il primo Natale senza di lui, il primo viaggio a Rimini senza di lui, i primi caldi senza vederlo gironzolare per il prato per poi ripararsi all'ombra sotto l'acero...
Qualche riga sopra ho scritto che se mi fossi fatta trascinare dai ricordi non sarei stata in grado di portare a termine l'obiettivo che mi ha spinta a scrivere questo post ovvero: lasciarlo andare.
Perché no, non l'ho ancora fatto completamente. Certo, non mi illudo di riuscirci dopo aver terminato la scrittura di questo post. Si tratta di un processo che, probabilmente, impiegherà ancora del tempo, anni forse. Eppure oggi mi asciugo le lacrime (molte), faccio un respiro profondo e ripeto a me stessa: Yoshi non c'è più e non tornerà. Sii grata per tutto ciò che ti ha dato, tieni ogni ricordo e insegnamento prezioso dentro al tuo cuore ma vai avanti, cresci, cresci ancora.
Ho bisogno di (almeno) iniziare questo processo per poter permettere al nuovo cane che arriverà di far parte della mia vita. Cane verso il quale, sicuramente, avrò un atteggiamento diverso e più maturo grazie all'esperienza con Yoshi e ovviamente anche per il fatto che io ora sia cresciuta.
Con ciò non voglio assolutamente dire che ho intenzione di dimenticare Yoshi né di rimpiazzarlo beceramente. Non sarebbe assolutamente possibile. Lui per me è stato TANTE prime cose, tante prime meravigliose scoperte. Rimarrà SEMPRE un gradino sopra qualunque altro animale perché è stato il primo. Un meraviglioso animale che auguro ad ogni bambino di incontrare. Io ho sempre avuto una grande passione nei confronti degli animali, è una "dote" di famiglia, eppure sono sicura che un cane come Yoshi sarebbe stato in grado di intenerire anche il cuore del bambino più diffidente e disinteressato. Di certo, ha suscitato affetto in tanti adulti totalmente disinteressati al mondo canino-animale.
Il mio piccolo meraviglioso cane, ora è un quadrupede con ali e aureola e lo dico, con convinzione, pur non credendo in nessun Dio o divinità di qualsiasi genere. Dubito anche della stessa esistenza del Paradiso ma penso che se esistesse davvero lui ci sarebbe.... se le favolette sul Paradiso e la vita ultraterrena sono reali, allora quando verrà il mio momento (e spero egoisticamente il più tardi possibile) so che lo troverò là ad aspettarmi.
Grazie per tutto Yoshi, grazie per esserci sempre stato. ti amerò per sempre. Vale