Oggi inauguro una nuova tipologia di post, annunciata un anno fa e mai partita...
Le recensioni di libri!
Da tempo utilizzo il Kobo che vedete in foto che mi permette di leggere MOLTI più libri e di risparmiare spazio. Certo, a volte ho ancora il desiderio di acquistare volumi cartacei ma... per questioni di praticità ed economicità mi accontento.
Bando alle ciance, parliamo del libro.
Non vi scrivo la trama, anche perché lo ritengo piuttosto inutile. In questa mia recensione (e nelle successive) voglio esprimere il mio pensiero e mi piacerebbe ricevere commenti con risposte e altre opinioni per dialogare con chi il libro lo ha letto.
L'ho finito in circa una settimana, tra una pausa di lavoro e l'altra (do lezioni private di lingua e traduco testi, non so se l'ho già detto).
Premessa: è il primo libro TRADOTTO in italiano che leggo da almeno sei anni. Leggo praticamente sempre narrativa inglese/americana o classici francesi/inglesi, sempre in versione originale e quindi non sono più abituata alle traduzioni e, non so voi, ma la noto sempre la differenza.
Per tutto il libro ho avuto l'impressione di leggere traduzioni "alla larga", "approssimative" pur non sapendo NULLA della lingua originale, il Giapponese in questo caso. Leggendo testi tradotti nelle due lingue straniere nelle quali mi sono specializzata mi accorgo subito, se la traduzione è fatta male, di eventuali note "stridenti" e il libro in sé mi è parso tutto una canzone piacevole cantata da una voce leggermente stonata, ai limiti dell'accettabile. Perdonatemi il paragone spicciolo.
Tralasciando questa, soggettiva, sensazione, mi sono approcciata a questo libro come generalmente faccio leggendo mostri sacri della letteratura contemporanea e un pochino ne sono rimasta delusa. Con questo, non sto dicendo che il libro sia scadente, solo che al termine della lettura ho pensato "Tutto qui?".
Il tema trattato è senz'altro interessante ma il personaggio protagonista e narratore quasi "di pongo" non me l'ha fatto apprezzare fino in fondo. I personaggi secondari li ho ritenuti ben più interessanti, anche se, pure lì, ho notato tante, tantissime forzature nei dialoghi e negli atteggiamenti. Il fatto poi che il protagonista sia stato accostato nel testo stesso ad Holden Caufield di "The Catcher in the Rye" ("Il Giovane Holden" in italiano) me l'ha reso ancora più antipatico perché, personalmente (e so di perderci la reputazione da laureata in letteratura inglese dicendo ciò) ho detestato quel romanzo e quel personaggio con tutta me stessa.
Tuttavia la cosa che più mi ha dato VERAMENTE fastidio è la presenza costante di scene di sesso e discorsi a sfondo sessuale TROPPO espliciti e che buttati quasi random in momenti seri o riflessivi distolgono l'attenzione dal contesto e dalla situazione narrata. Mi riferisco per esempio all'ultimo incontro tra Naoko e Watanabe nella "clinica". La scena che poi lui ricorderà alla fine del libro, accostandola alle tante cose che gli rendono impossibile credere che Naoko sia morta, in questo frangente il sesso "crudo" è del tutto gratuito. Un momento così delicato, un incontro tra due persone con una relazione così fragile e particolare meritava una scena sicuramente meno esplicita. Avrei preferito un momento intimo quasi etereo e patinato che si andasse a creare con naturalezza e con altrettanta naturalezza terminasse, senza brusche cesure, come invece è stato.
In più di un'occasione i dialoghi dei personaggi mi sono sembrati infantili e provenienti dalle bocche di ragazzini di 12/13 anni e non certo da giovani adulti o da adulti, nel caso di Reiko. Commenti su "falli", "pratiche" o quant'altro si potrebbero benissimo eliminare, senza nulla togliere al romanzo che peraltro offre anche scene bellissime come quella tra Naoko e Watanabe prima che la prima venga ricoverata (ancora una volta NON la scena di sesso, ma il momento del pianto "inspiegabile" in quel punto del romanzo), la visita in ospedale del padre malato di Midori, la lettera di Midori alla fine del libro che rimprovera Watanabe per non essersi accorto del taglio di capelli. Oppure ancora la notizia, quasi in sottofondo, della morte per suicidio di Hatsumi (avvenuta però al di fuori dell'arco della narrazione, nel futuro) fidanzata bistrattata di Nagasawa, con quella meravigliosa scena quasi "simbolica" della porta che si chiude indicata come momento "finale" della vita della ragazza.
In generale l'atmosfera del libro, più precisamente le azioni dei personaggi, mi sono sembrate un inspiegabile alternarsi di conformismo e staticità con picchi casuali di follia e no-sense (esempio Midori che insiste "Andiamo a vedere un film porno?"). Anche se, lo ammetto, è una sensazione che ho SEMPRE vedendo o leggendo qualcosa di asiatico e che notavo anche diversi anni fa quando leggevo centinaia di manga. Forse la cultura asiatica è veramente troppo lontana dal mio "mondo" per permettermi di apprezzarla a dovere. Decisamente sono più abituata a gesti plateali, ad emozioni esplosive, a passioni laceranti e senza controllo.
In conclusione sono felice di aver letto questo romanzo che da tempo mi attendeva nella mia wish-list, tolte le "storture" assolutamente soggettive che ho notato leggendo il libro, posso dire di aver avvertito delle emozioni positive nella lettura. Si tratta pur sempre di un bildungsroman e dunque la graduale evoluzione della storia è un suo elemento chiave. Tuttavia, come lo stesso autore scrive nella postfazione, è un romanzo molto scorrevole che si fa leggere senza difficoltà ed essendo 300 pagine, quindi una dimensione "media" per un romanzo, non è veramente cosa da poco.
Dunque ora procedo con la lettura successiva che sarà "Angela's Ashes" di Frank McCourt... alla prossima!
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